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Accoglierli, come accoglierli, salvarli in mare, respingerli, rimpatriarli, fermare i flussi o governarli. Parole ed espressioni già ricorrenti nel dibattito pubblico che sicuramente saranno temi centrali della campagna elettorale. A maggior ragione diventa imprescindibile la sempre valida domanda: con quali costi? Seguire i soldi in questo caso vuol dire accostare due settori apparentemente distanti: la cooperazione internazionale allo sviluppo e la gestione del fenomeno migratorio.

La cooperazione pubblica allo sviluppo dovrebbe trasferire risorse da paesi ricchi e industrializzati a paesi ancora non sufficientemente sviluppati. Vai a "Che cos’è l’aiuto pubblico allo sviluppo"

Concepita come trasferimento di risorse e mezzi in paesi e aree ancora in difficoltà, così la cooperazione allo sviluppo continua a essere raccontata ufficialmente. Negli ultimi anni tuttavia una quota crescente di aiuto pubblico allo sviluppo (aps) rimane nei paesi ricchi, dove viene usata per gestire rifugiati e richiedenti asilo. In teoria si tratta dunque di risorse usate per l’accoglienza di persone che fanno domanda di protezione, dichiarando di fuggire da situazioni di violenza, persecuzioni o guerre. 

A queste si sommano le risorse destinate alla gestione del più generale fenomeno migratorio, in cui rientrano gli spostamenti umani determinati da una varietà di motivazioni, tra cui le ragioni economiche. E anche in questo caso le cifre aumentano considerevolmente negli ultimi anni. 

In questo lavoro di analisi abbiamo tentato di fare luce su dati di spesa pubblica diffusi da due enti differenti: il ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che pubblica i rendiconti ufficiali dell’aiuto pubblico allo sviluppo attraverso la piattaforma open aid; e il ministero dell’economia e delle finanze, con le stime di spesa per l’emergenza migranti pubblicate nel documento di economia e finanza 2017. Vale la pena andare a guardare queste cifre, tanto più che si tratta di argomenti scottanti del dibattito pubblico. In entrambe le fonti sono riportate le cifre generali, senza alcun dettaglio sugli aspetti conteggiati e sulle concrete destinazioni d’uso.

I due consuntivi di spesa in teoria si sovrappongono sul capitolo accoglienza, che dovrebbe comprendere sia i migranti in generale, sia i richiedenti asilo rendicontati in aps alla voce “costi dei rifugiati nel paese donatore”. 

Abbiamo dunque voluto ipotizzare un esercizio di controllo dei conti pubblici, mettendo in relazione due diverse fonti di informazioni sulla questione rifugiati e migranti, nel tentativo di ricostruire un quadro generale sull’argomento. Sulla base di questa ipotesi si arriva a stimare un totale di 6,6 miliardi di euro spesi nel 2016 tra cooperazione e migranti, di cui però abbiamo pochissimi dettagli. Si rimanda al quarto capitolo di questa analisi per i dettagli dei conti che, vale la pena anticipare, non tornano. 

6,6 mld di euro in teoria spesi nel 2016 per cooperazione e migranti (+72% in 5 anni)

Da questo esercizio di analisi dei conti pubblici emerge l’urgenza di considerare l’intera materia in modo diverso, con una nuova impostazione. Che sia capace di una visione di insieme e di uno sforzo di apertura dei conti pubblici, rimuovendo l’attuale frammentazione e la grande opacità che circonda la materia.

 

Foto credit: Flickr Palazzo Chigi – Licenza

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